BENIN
Il villaggio palafitticolo di Ganvié, nel sud del Benin, è stato costruito nel 18° secolo dalla popolazione dei Tufinu, in fuga dal popolo Fon. Si racconta che la religione dei Fon proibisse loro di entrare nell’acqua ed è per questo motivo che non sconfissero mai i nemici galleggianti.
Penso esista una pietra magica - nascosta nel fondo della laguna – che mantiene in vita ed aiuta a sopportare le febbri reumatiche e la dissenteria.
Te-hiè - trasportano l’acqua a casa - acqua trasparente su di uno specchio di fango liquido.
Afo-javò. Buongiorno uomo bianco. Piazza d’acqua. Vie increspate dove galleggiano grandi foglie di mangrovia. Una ragazzina vestita di bianco rema e canta una melodia che mi sconquassa l’anima. Un ragazzo procede in silenzio - indossa la maglia della nazionale italiana di calcio con i colori sbiaditi.
Flush – il remo spinge. Flush – la rete cade nell’acqua per un piccolo pesce soltanto. Uha–ne–wai – le parole rendono vive le sponde palafittate. Intere famiglie si allontanano nei canali d’acqua marrone e da lontano gli abiti danno l'impressione di galleggiare. Spiriti rivelati dal contrasto cromatico - energia di colori smaglianti.
Madame “Emme” è una donnona enorme seduta su di uno scranno di legno scolpito, modellato in modo da contenerla tutta. E’ adagiata nella valva di un’ostrica - perla dai colori sgargianti. In questo caso la perla è nera, vestita con un abito giallo e rosso e un fazzoletto annodato in testa. L’oro della collana e degli orecchini sono fantasie fosforescenti nella notte color pece della pelle. Lei è nata su questo frammento di mondo, da una matrice di legno e terra, e in questi pochi metri quadrati ha imparato a camminare, è cresciuta, si è industriata a vendere oggetti comprati in città. Su quest’isola artificiale è stata corteggiata, amata, qui ha partorito questa piccole schegge d’ebano vestiti come principi ereditari. Gli invitati al suo matrimonio solcarono festaioli le acque per poi ritornare alle capanne ubriachi e serpeggianti.
Le barche che passano di fronte alla capanna-albergo si fermano e lei ha una parola per tutti e tutti le rispondono con molta considerazione e reverenza. Donna importante, burbera e materna nello stesso tempo, la sua voce ordina, ammonisce e si scalda di dolcezza nei complimenti che diventano regali divini. Il viso tondo scioglie i sorrisi e si squaglia in fragorose risate tra una birra ed un'altra. Sacerdotessa acquatica, sirena ingrassata, forse madre capostipite di tutti questi bimbi che passano sulle piroghe. Lei è l’ape regina. Le unghie dei suoi piedi sono artigli smaltati di rosso.
Madame Emme si ritira nell’ombra a riposare e i bimbi scompaiono con lei. Ora che dorme è scesa una calma improvvisa, anche le pagaie diventano lente oscillazioni prive di rumore ed i richiami tra i canali diminuiscono di intensità. Tutto quanto è diventato un regno di sordomuti per non disturbare il suo riposo.
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