giovedì 21 aprile 2022

DA UN'INTERVISTA DEL CARO DIEGO BRUSCHI - INCITATO DA LUI DOVEVO RISPONDERE A TRE SEMPLICI DOMANDE SUL VIAGGIO E AGGIUNGERE DELLE FOTOGRAFIE... GRAZIE MAESTRO MI HAI FATTO RICORDARE MOLTO DEL MIO PASSATO

1 Non potrò mai scordare di aver visto un orice incedere sulle dune del deserto della Namibia – animale raro in quei luoghi – quasi una visione mistica. 2 Una bimba trasportava il fratello più piccolo sulla schiena - vicino ad un villaggio nel Mali – si fermò all’istante e vedendomi con la macchina fotografica in mano mi sembrò di leggere in lei la voglia di essere ritratta. 3 L’Africa lascia contrasti - stupori - ed è colma di luoghi comuni fatti di povertà e miserie – e chalet turistici a cinque stelle. Per me i viaggi africani sono stati insegnamenti di vita – certo il dolore si avverte in mille situazioni e ti rimangono addosso gli sguardi di persone che in te vedono il diverso – non riesci mai a dimenticarti di essere bianco – per una volta sei tu lo straniero.
1L’Amazzonia peruviana è forse il luogo che mi ha provato più di altri dal punto di vista fisico – i motivi sono legati ad un ambiente dove si dice che senti “crescere le foglie” – nonostante le ferite di un territorio saccheggiato per il legno pregiato e sfregiato in grande parte dalle multinazionali – rimane un luogo difficile da vivere per chi non è nato in questi territori. Eppure la mia fatica di sopportare insetti e umido ha tatuato in me un ricordo indelebile – e rimangono indimenticabili i suoni primordiali della foresta all’alba e al tramonto. 2 Nel cuore del Cerro Rico di Potosì - il grande monte di cinquemila metri nelle Ande Boliviane – ancora oggi si scava in modo molto artigianale per cercare l’argento – gli scavatori entrano attraverso minuscole gallerie e in una di queste ho incontrato un minatore – il suo nome si è perso nel tempo ma non il suo sguardo e il sorriso sdentato e la sua voglia di parlare con le gote rigonfie di foglie di coca. 3 La cosa che unisce quasi tutto il Sud America è la lingua - gli spagnoli hanno spadroneggiato ma hanno lasciato una lingua comune e spesso le persone che ho incontrato hanno rimarcato più volte questo aspetto - “Ci hanno conquistato e depredato ma noi gli abbiamo preso l’anima”. E mi sono accorto che anch’io ho tentato di rubare un poco di anima locale e la fatica sofferta nei luoghi andini mi ha insegnato a camminare.
1 Napolone diceva “Quando la Cina si sveglierà il mondo tremerà” – ricordo questa frase nel mio primo viaggio in Cina molti anni fa – le ragioni di quella asserzione non sono state per me viatico di paure ma di curiosità. La fascinazione per questa grande cultura mi è penetrata dentro subito – considerando che all’epoca nessun cinese o quasi parlava l’inglese e tanto meno l’italiano – mi sono ritrovato come in un altro pianeta – le scarse informazioni turistiche mi hanno permesso incontri di luoghi e persone inaspettati. 2 Da ragazzo il mio sogno era “Lo Manthang” la città capitale-fortezza dello stato del Mustang tra il Nepal e la Cina e in un vecchio libro c’erano le foto del Re e della piccola corte – reali un po’ straccioni a dire il vero – e quando dopo anni di sogni di quel luogo mi ritrovai veramente in quel paese – la prima cosa fu quella di cercare le persone della foto. L’incontro con gli eredi - che gestivano una guesthouse – fu una cosa sorprendente e per assicurarmi della loro appartenenza alla famiglia reale mi mostrarono le stesse foto del mio vecchio libro. 3 Mi porto dietro e dentro corone di fiori in omaggio – profumi di riso e incensi – le visioni delle “Farfalle sul Mekong” così chiamate le donne rematrici che vivono sul delta del fiume – le splendide visioni di montagne innevate e valli che sembrano non avere una fine – ho lasciato preghiere di carta colorata sventolare alle brezze vicino agli stupa tibetani.
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ETIOPIA DESERTO IN DANCALIA