mercoledì 23 aprile 2014

Questa è un'altra ragione del viaggio...
inspiegabile forse e segreta per ora
serbata in silenzio per scaramanzia e per dolore
La mancanza...
si va alla ricerca delle mancanze nel vuoto-pieno
cercando il senso che trasporta l'anima 
a ritrovare anime...



Si vous voulez imaginer que je serai dans ces terres...
...bientôt dans les mains de Bouddha.


NAMASTE' RAJENDRA
After thousands of years of hatred and war, at least we should have learned this: that the pain has no flag.

Dopo millenni di odi e di guerre per lo meno dovremmo avere imparato questo: che il dolore non ha bandiera.

Dacia Maraini - Dentro le parole 

NEPAL NEL DOLORE - MI UNISCO AGLI SHERPA IN ATTESA DI STRINGERVI LA MANO...

lunedì 7 aprile 2014


HER - LEI




Theodore è impiegato in una compagnia che attraverso internet scrive lettere personali per conto di altri, un lavoro grottesco che esegue con grande abilità e a tratti con passione. Da quando si è lasciato con la ragazza che aveva sposato però non riesce a rifarsi una vita, pensa sempre a lei e si rifiuta di firmare le carte del divorzio. Quando una nuova generazione di sistemi operativi, animati da un'intelligenza artificiale sorprendentemente "umana", arriva sul mercato, Theodore comincia a sviluppare con essa, che si chiama Samantha, una relazione complessa oltre ogni immaginazione.



venerdì 4 aprile 2014

LA SPUTACI - AREZZO

Lei si chiamava Angiolina Cipollini, ma per tutti quei monelli che nel dopoguerra si divertivano a infastidirla, aspettando la sua reazione colorita, era semplicemente la Sputaci.


Piero Iacomoni: la scultura ricorderà all’aretino le sue radici
Il patron della Monnalisa ci spiega perché è importante preservare il ricordo della Sputaci.   
«Penso che qualunque aretino, che abbia avuto più o meno successo nella vita, debba sempre ricordarsi da dove viene, quali sono le sue radici. Tramandare la storia di questa piccola grande donna, che è diventata uno dei volti simbolo dell’Arezzo popolare del Novecento, è uno dei modi per raggiungere lo scopo. L’Angiolina era un’emarginata, aveva un modo scurrile di parlare, forse nessuno le ha mai detto una buona parola, tuttavia era parte integrante della città, aveva nel carattere burbero ma schietto e ironico la quintessenza dell’aretinità. In fondo, quando morì, portò con sé un’intera epoca».