Dalla guerra al salmone
Passati i periodi di gioie e dolori avvinghiati - le valli bosniache sono un vecchio ricordo di mille anni fa – eppure il dolore sconquassa il petto quando sento le musiche e i rumori che mi riportano alla mente i tempi passati. Teorizzare l’eccessiva fortuna che sento al mio fianco nonostante i dolori - e sale e miele e fuoco e vento gelido – eccitazione e calma antelucana – io mescolo - unisco - accomuno la parte gioiosa della vita con un senso di morte e distruzione. Un’altra volta mi ritrovo a miscelare il mio dolore con quello degli altri che mi lasciano troppo presto - che stanchezza il dolore altrui - vorrei dimenticare la strada nota per perdermi in anfratti oscuri – cercare pavido un rifugio del dopo bomba – ma lo tsunami ha irrigato violentemente le pieghe del mio corpo e crea uno sfacelo malcelato.
Tento di costruire il regno delle ombre - per preservare un minuscolo luogo di pace e allontanare il risveglio.
Mi sento come un salmone che faticosamente risale la corrente.
Il salmo salar tenta la risalita del fiume. Può un salmone essere riferimento del tentativo di sopravvivenza di tutte le specie viventi…
E risale il fiume in piena per depositare le uova in un posto sicuro - dalle acque fredde dell’Atlantico diviene pesce arrampicatore, esploratore, argonauta squamato.
Il contatto con l’acqua più fredda è una reminiscenza dispersa nell’istinto, nel bagaglio degli impulsi naturali - trasmessi nel momento della nascita e mantenuti sino alla morte - tanto precisi da essere tramandati.
Intorno le rocce, gli scogli e i sassi sono singole trasmissioni nervose molto più che forme reali, alghe e piante acquatiche, catatoniche macchie di verde in balia del flusso.
I riflessi del sole in un cielo invernale sparpagliano luce rarefatta che ingurgita le ombre, le fragili coperture di ghiaccio mummificano i movimenti e trasformano le baie tranquille in acquai congelati. E loro sono lì immobili - la coda timone, barra, fermezza a bocca aperta controcorrente nel mese della risalita. Quasi emanano un’aurea luminescente dal corpo sensitivo. Balzano tra le pozze in salita richiamati dal dio dei greti montani – e lo spirito silvestre li incita a partecipare all’assemblea nella neve disciolta.
Tuffi tra rocce levigate e infide pozze che non permettono altri movimenti se non il tentativo della discesa - per poi riprovare a drizzare verso l’alto - come se il cielo frastagliato dalla silouette delle montagne fosse il luogo di ritrovo - e tra le nuvole bianche e veloci esistesse un nido primordiale dove porre a riposo la nuova generazione filamentosa.
Per solidarietà divento un salmone che risale la corrente...
è singolare che tu abbia solidarietà per i salmoni e non per me
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