giovedì 23 dicembre 2021
TIBET/PILL
Mandrie di yak e capanne nell’enorme pianura del lago Napa.
Domani parto per Lhasa.
Alla frontiera un bimbo indicandomi chiede al padre: da dove viene quell’uomo?
L’altro mondo – l’ignoto oltre l’orizzonte, il disuguale - è per questo che si viaggia, non solo per perdersi
ma per ritrovarsi - e non capisco se sono proprio io a viaggiare oppure se tutto quello che mi circonda
è in viaggio, in mutazione continua – mi trasformo in Erodoto che annota cronache di altri luoghi e mondi.
Manda via il moscone che è entrato nella stanza - non ucciderlo – così diceva mia nonna –
se lo uccidi ti porterà sventura.
Mia nonna così simile a queste vecchie tibetane vestite di stracci – non uccidere mai i ragni – continuava
la mia vecchia a dirmi – le sventure decretate dalle superstizioni di un tempo che noi abbiamo perso –
ed ora sono circondato da pratiche misteriose – gesti e incensi e stoffe al vento.
Il mondo ribaltato per i seguaci della “dea” europa – che in fondo è solo il nome dato ad una invenzione
nella speranza di tramutarla nell’ombelico del mondo.
Questo è un mondo capovolto visto dall’Europa.
Spingi la frontiera sempre più lontano e la frontiera scomparirà.
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Laggiù sei tu, un uomo più antico, più autentico. Qui solo i vecchi, fra la gente semplice, avevano qualcosa di autentico. Ora che i vecchi quasi siamo noi, siamo perduti in una tracotante arroganza da ricchi, svuotati d'ogni poetica ingenua capacità di sognare. Torniamo ad amare i ragni e la bellezza muta delle loro tele, sotto la luce della Luna.
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