venerdì 27 novembre 2015

ARABIA SAUDITA: DOVE IL BOIA NON SI FERMA MAI...

Poliziotti sauditi a turno fustigano un uomo condannato in base alla sharia (Foto: The Independent)

Secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International, lo scorso anno le esecuzioni nel Paese sono state 175. Sono 102 solo nel primo semestre del 2015. Metodi illegali e mancanza dei più semplici diritti umani sono alla base del primato della monarchia wahhabita. 
Centosettantacinque esecuzioni lo scorso anno, ovvero una ogni due giorni. Sono le cifre-shock diffuse dall’ultimo rapporto di Amnesty International sulle condanne a morte effettuate in Arabia Saudita, il terzo paese al mondo per numero esecuzioni lo scorso anno dopo Iran e Cina. Secondo il documento, dal titolo “Uccidere nel nome della giustizia: la pena di morte in Arabia Saudita”, le condanne sono state eseguite perlopiù in luoghi pubblici, come strade e piazze: il metodo usato nella stragrande maggioranza dei casi è la decapitazione, ma ad alcuni “fortunati” è stato concesso di morire tramite fucilazione. A finire sotto la lama del boia anche minori e disabili mentali. 

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