Ecco un brano molto significativo della potenza di Saer...
Non c’è che la grande palla biancastra, le cui particelle girano su se stesse come minuscoli pianeti, e l’automobile che si muove dando l’illusione di restare ferma, tanto è uniforme la densità della nebbia. Ma all’improvviso, su un lato, la chioma smangiata di un albero che gronda acqua avanza lentamente e poi scompare, perdendosi alle mie spalle, così per un momento appare chiaro che mi sto muovendo, anche se appena mi immergo di nuovo nella nebbia più completa torna l’illusione dell’immobilità.
A quest’ora i gorilla staranno uscendo dalle loro tane, abbandonando i pagliericci maleodoranti, osservandosi le dentature cariate allo specchio del bagno, deponendo i propri escrementi, guardando la nebbia dalla finestra, rigirandosi innocenti nei letti in cui hanno copulato con le loro femmine dal sesso purpureo, tra ruggiti smorzati e lamenti brutali; le femmine staranno guardando i loro maschi dal letto, li sentiranno muovere nelle cucine male illuminate dove si preparano la colazione prima di andare al lavoro. Socchiuderanno gli occhi, si raggomitoleranno nel tepore delle coperte e si rimetteranno a dormire fino a metà mattina. Poi si alzeranno e andranno al mercato a comprare da mangiare, mentre i maschi vergano segni inintelligibili su grandi libri contabili in uffici dai soffitti altissimi e i pavimenti di legno. Li vedo aprire i portoni, lanciando i primi rutti intontiti, guardare la nebbia e camminare poi curvi sotto la pioviggine fino al primo incrocio, alla fermata dell’autobus. Sull’autobus si pigeranno uno contro l’altro strofinandosi i culi carnosi e alitandosi sulle facce ancora gonfie di sonno. Emetteranno suoni gutturali, scrollando la testa, aprendo gli occhi a dismisura e muovendo le mani in gesti incomprensibili.