Immerso in natura arborea
Osservo il gioco d’uccelli
Che cercan la sposa
Rovistando col becco le piume
E sempre accanto mi sono
Gli occhi di quelli
Che han smarrito la rosa
E fantastico per loro il ritrovare
Nella nuova stagione imminente
Anelli e ricordi per seguitare a nutrire visioni
Nell’alto cielo scruto lo svolazzo disarmonico
Di drappi pesanti
Schiavi della gravità
E tra le pieghe di quelle stoffe impiccate
Residui d’inverno si danno alla fuga
Nel lieve alitare di temperata brezza
Nel mite sole che avanza
Speranze riposte di sconfinato e magnifico tempo
Che alimenta lentamente il rifiorire
Giallo screziato della mimosa effimera
E corolle dentate
Ingranaggi di gerbere
E timide primule
Anemoni e camelie e fresie profumate
Risorgeranno narcisi e gigli
Mettendosi premura l’un l’altro
Fughe e ritorni di concerti ronzanti
Si verseranno con voli radenti
A suggere linfe dolciastre
E le nuove carene solcheranno il mare
Forse dirette allo scoglio ferdinandeo
Che appare e scompare improvviso come un sogno
Oppure armeranno la prora per giungere
Cercando la mitica neverland
Nell’isola d’eterna primavera
Vicino alle stelle della via lattea
E raggiunta nel momento preciso
Del sorgere del sole
Ritroveranno ad accoglierle
Naufraghi pensieri
Riapparsi umani
E gli amori creduti smarriti
Inciteranno a rintracciare isole più lontane
Per mai dimenticare
Che l’arrivo è la fine del viaggio…
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