Movimento Nonviolento in piazza: "Inaccettabile promozione di armi a bordo della Cavour"
Cannoni multiruolo Strales, munizioni guidate Dart, cannoni navali Vulcano, missili Aspide 2000, Aster 15 e 30, Marte MK2/S e sistemi missilistici Teseo/Otomat.
E' il campionario di armamenti che l'industria militare spezzina (Oto Melara e Mbda) ha imbarcato sulla portaerei Cavour per l'operazione denominata "Sistema paese in movimento" che ha preso il via da Civitavecchia lo scorso 13 novembre e vedrà impegnate per i prossimi 5 mesi, oltre alla portaerei, la fregata lanciamissili Bergamini, il pattugliatore Borsini e la nave rifornitrice Etna. «Cannoni e missili: è questa l'eccellenza industriale che le aziende della nostra città intendono promuovere presso i governi dei regimi più autoritari del Golfo Persico e nelle zone di maggior tensione dell'Africa e del Mediterraneo?" – chiede Pietro Lazagna, rappresentante del Movimento Nonviolento della Spezia. «Non si dica – aggiunge Lazagna – che il tour commerciale non ha questo scopo: il ministro della Difesa, Mario Mauro, lo ha presentato fin dall'inizio come un grande salone dell'industria bellica sul modello dell'esposizione di sistemi militari di Le Bourget in Francia». Il "Comitato spezzino per la pace" definisce l'iniziativa, organizzata dal Ministero della Difesa in collaborazione con altri ministeri, una «inaccettabile vetrina dell'export di armi» e, aderendo all'appello lanciato dalla Rete Italiana per il Disarmo, promuove per giovedì 5 dicembre alle 17 in piazza Mentana, davanti al Teatro Civico, una manifestazione silenziosa di sensibilizzazione e di protesta. «Aderiamo convintamene – riporta la nota del "Comitato spezzino per la pace" – all'appello lanciato da Rete Disarmo che si è fatta promotrice di una lettera inviata al Presidente della Repubblica che è stata sottoscritta da più di 120 associazioni del settore della cooperazione e della solidarietà internazionale. Al Presidente Napolitano intendiamo manifestare la nostra forte preoccupazione per questa operazione che utilizza personale e mezzi militari per un tour promozionale di industrie di diverso tipo tra cui soprattutto quelle del comparto bellico». Sotto lo slogan del recupero di competitività, l'iniziativa mette insieme una serie di attività con finalità e caratteristiche differenti che le associazioni ritengono sia importante continuare a tenere separate. «Promuovere la vendita di sistemi militari o sostenere operazioni di tipo commerciale abbinandole ad iniziative umanitarie non è un compito che il nostro ordinamento attribuisce al Ministero della Difesa o alle Forze Amate» - scrivono le associazioni nella lettera al Presidente Napolitano. «Ai sensi della legislazione vigente – spiega Giorgio Beretta, della Rete Disarmo della Spezia – lo Stato è tenuto a regolamentare rigorosamente l'esportazione di sistemi militari, non certo a favorirla per incoraggiare la ripresa economica. Promuovere con un tour navale le vendite di armi nei paesi del golfo e dell'Africa è un'operazione spregiudicata e controproducente: significa non solo sostenere regimi dispotici ma sottovalutare le pericolose conseguenze sulla situazione regionale. I casi della Siria e della Libia, alle quali l'Italia è stata il maggiore fornitore europeo di armi, e le tragedie delle morti in mare di profughi dalle guerre ci ricordano che i profitti delle industrie belliche poi ricadono sulla collettività come spese per i soccorsi e gli aiuti». Il "Coordinamento spezzino per la pace" ritiene «particolarmente preoccupante» lo stato di tensione dell'intera zona mediorientale in cui il gruppo navale Cavour farà tappa e evidenzia «il grave deficit di libertà democratiche a fronte di ingenti spese militari e di un livello basso di sviluppo umano di diversi dei paesi che saranno visitati". Ben 12 su 18 degli Stati ai cui governi si intende presentare il campionario di armamenti italiani sono definiti dall'Indice di democrazia dell'Economist come "Regimi autoritari" (Gibuti, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Kuwait, Qatar, Oman, Madagascar, Angola, Congo, Nigeria e Algeria), una buona parte di essi presenta livelli di spese militari tra i più alti al mondo (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Kuwait, Oman, Angola, Marocco e Algeria) mentre in 8 su 18 paesi il livello di sviluppo umano è tra i più bassi del globo». (Si veda la tabella allegata). «Non possiamo andare a vendere armamenti a Paesi governati da regimi non democratici o in aree dove ci sono conflitti in corso, utilizzando per di più strutture dello Stato» - commenta Giorgio Pagano, presiente dell'ass. Mediterraneo ed ex sindaco della Spezia - «In questo modo provocheremo un ulteriore aumento delle loro spese militari, una diminuzione dei loro investimenti nel sociale e un'ulteriore crescita della povertà, soprattutto in Africa». L'operazione, che prevede la partecipazione di organismi umanitari come Croce Rossa Italiana, Operazione Smile e Fondazione Francesca Rava, ha delle inevitabili ripercussioni sull'azione delle organizzazioni non governative. «L'aiuto umanitario – evidenzia Letizia Tommasone pastora della chiesa evangelica metodista della Spezia – non deve essere utilizzato come strumento di politica estera o prestarsi ad operazioni commerciali promosse dai governi. Un tale impiego mette in discussione non solo l'indipendenza e l'imparzialità delle organizzazioni autenticamente umanitarie, ma la stessa possibilità che gli operatori umanitari continuino ad intervenire efficacemente e in sicurezza nei contesti di crisi». Secondo le informazioni diffuse dalla Marina Militare la gran parte dei costi relativi alla missione (tranne stipendi ed indennità di navigazione) saranno sostenuti dagli "sponsor" che utilizzeranno la portaerei Cavour come piattaforma economica e commerciale. Si tratta di 20 milioni di euro (7 pagati dalla Marina e i restanti 10 milioni per i carburanti e 3 milioni per le attività di supporto nei porti toccati dagli sponsor) che solo in parte non saranno a carico della collettività perché molte delle aziende che finanzieranno la missione appartengono alla holding pubblica Finmeccanica. «Fin dalla sua progettazione – conclude Giancarlo Saccani del Gruppo di Azione nonviolenta – abbiamo posto all'attenzione pubblica la domanda sull'effettiva necessità di dotare la Marina Militare di una nave portaerei come il Cavour. Crediamo sia venuto il momento di interrogarsi seriamente, oltre che sugli elevati costi di mantenimento, soprattutto sull'esigenza di una nave portaerei per una Repubblica come l'Italia che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Le associazioni spezzine richiamano infine l'attenzione su un problema ripetutamente evidenziato da vari pronunciamenti dell'Unione europea: la crisi economica sta trasformando i ministeri della Difesa in espliciti promotori delle esportazioni di armamenti. «Una tendenza – commentano le associazioni – che, per sostenere la competitività delle industrie militari dei rispettivi paesi, rischia di mettere a repentaglio gli sforzi in ambito comunitario per definire una politica organica di sicurezza e di difesa comune».
Per riferimenti:
Giancarlo Saccani
Referente del Comitato spezzino No F-35
Via Brigate Partigiane 114/B
19020 FOLLO (SP)
Email: saccanig@libero.it
Cel. 328-0751034
Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace:
info@entilocalipace.it - www.entilocalipace.it
Campagna “Taglia le ali alle armi!”:
segreteria@disarmo.org - www.disarmo.org/nof35