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lunedì 16 gennaio 2012

OMBRE








Le ombre discrete repentinamente si materializzano, diventano esistenze tangibili costruite di gioie e di dolori, ossa e sangue, si palesano palpabili e diventa impossibile far finta di nulla. 
Ma quando le ombre si fanno carne e non riusciamo a scacciarle che fare…se non riposarsi al loro fianco e giocare a immaginare un mondo irreale per tutti, ma per noi stessi evidente.
Ci divertiamo a sognare una possibilità, un remota probabilità di cambiamento, il semplice egoismo primordiale di volere il tutto è ancora parte di noi.
Le ombre si avvicinano e si toccano diventando un'unica oscurità, si inglobano alimentandosi a vicenda. 
Poi si guardano si annusano e piangono. 
Sapevano già, che prima o poi, sarebbe arrivata la notte a nascondere le singole ombre nelle tenebre.

Mi nutro di sale e miele e non vedo l’ora di essere avvolto soltanto dal miele delle sue parole e dall’entità – si entità – più che reale e normale persona – senza mitizzare e idealizzare troppo questa sorta di apparizione.


mercoledì 14 dicembre 2011

Dalla guerra al salmone




     
    Passati i periodi di gioie e dolori avvinghiati - le valli bosniache sono un vecchio ricordo di mille anni fa – eppure il dolore sconquassa il petto quando sento le musiche e i rumori che mi riportano alla mente i tempi passati. Teorizzare l’eccessiva fortuna che sento al mio fianco nonostante i dolori - e sale e miele e fuoco e vento gelido – eccitazione e calma antelucana – io mescolo - unisco - accomuno la parte gioiosa della vita con un senso di morte e distruzione. Un’altra volta mi ritrovo a miscelare il mio dolore con quello degli altri che mi lasciano troppo presto - che stanchezza il dolore altrui - vorrei dimenticare la strada nota per perdermi in anfratti oscuri – cercare pavido un rifugio del dopo bomba – ma lo tsunami ha irrigato violentemente le pieghe del mio corpo e crea uno sfacelo malcelato. 
Tento di costruire il regno delle ombre - per preservare un minuscolo luogo di pace e allontanare il risveglio.

Mi sento come un salmone che faticosamente risale la corrente.




   Il salmo salar tenta la risalita del fiume. Può un salmone essere riferimento del tentativo di sopravvivenza di tutte le specie viventi…
E risale il fiume in piena per depositare le uova in un posto sicuro - dalle acque fredde dell’Atlantico diviene pesce arrampicatore, esploratore, argonauta squamato.


   Il contatto con l’acqua più fredda è una reminiscenza dispersa nell’istinto, nel bagaglio degli impulsi naturali - trasmessi nel momento della nascita e mantenuti sino alla morte - tanto precisi da essere tramandati.
Intorno le rocce, gli scogli e i sassi sono singole trasmissioni nervose molto più che forme reali, alghe e piante acquatiche, catatoniche macchie di verde in balia del flusso.
   I riflessi del sole in un cielo invernale sparpagliano luce rarefatta che ingurgita le ombre, le fragili coperture di ghiaccio mummificano i movimenti e trasformano le baie tranquille in acquai congelati. E loro sono lì immobili - la coda timone, barra,  fermezza a bocca aperta controcorrente nel mese della risalita. Quasi emanano un’aurea luminescente dal corpo sensitivo. Balzano tra le pozze in salita richiamati dal dio dei greti montani – e lo spirito silvestre li incita a partecipare all’assemblea nella neve disciolta.


   Tuffi tra rocce levigate e infide pozze che non permettono altri movimenti se non il tentativo della discesa - per poi riprovare a drizzare verso l’alto - come se il cielo frastagliato dalla silouette delle montagne fosse il luogo di ritrovo - e tra le nuvole bianche e veloci esistesse un nido primordiale dove porre a riposo la nuova generazione filamentosa.




Per solidarietà divento un salmone che risale la corrente...