martedì 13 dicembre 2011



Prima di tutto 
vennero a prendere gli zingari 

Bertold Brecht 


Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.



Libera



Lui mi ha vista bellissima – con un raggio di sole che illuminava il mio seno e quel chiarore si spandeva sopra il ventre e le cosce – rimarcava curve e angoli di un corpo giovane e maturo al contempo - energico - muscoloso eppure aggraziato in forme e volume da fanciulla.

Un fascio luminoso come lo spot di un palcoscenico ed io - unica attrice dello spettacolo – mi sono sentita l’ultima donna della terra – venerata più che amata – e lui non smetteva un attimo di accarezzarmi mentre la luce continuava a penetrare l’interno in ombra di una sorta di baccello pietroso – un talamo di roccia …

All’esterno del mio pensare 
le onde continuavano ad andare e venire…



I nostri corpi nudi si sfioravano privi di peso e il desiderio cambiava direzione ogni secondo – rimanevamo incerti - prendersi oppure desiderarsi a vicenda… per sempre. Lui mi ha fatto sentire esclusiva e la luce radente continuava a creare ombre sul mio corpo – ora in pieno chiarore e un attimo dopo risucchiato nell’ombra – un’ombra velata filtrata dai ricami dell’aria spessa umida equatoriale.

Fuori un rumore continuo di qualche cosa che fluisce incessantemente – un’onda inarrestabile nel suo andare e venire – un fiotto rumoroso di fiume nel mare – ed io ascoltavo il cadere di un muro - il frantumarsi di distanze e annullare i confini – creavo una terra senza dolore – piano - piano – e tenevo malamente a bada il rude desiderio di essere sacrificata e perdere il contatto con la realtà che mi ubriacava. Il bagliore riscaldava un poco la pelle - i brividi nella profondità del corpo sembravano ghiaccio in scioglimento – come se l’anima si disgelasse assumendo nuovamente una forma nota – ispirata alla primavera.

All’esterno del mio pensare 
le onde continuavano ad andare e venire…




Ero io quella donna desiderata – alimento della bramosia – sogno impossibile… ero proprio io oppure soltanto il riflesso del desiderio di altri che mi travestivano a loro piacimento – ero io singola a combattere oppure nascondevo in me la natura di tutte le femmine – le donne – le bimbe che chiedono e urlano e muoiono per la pace e la libertà dei sentimenti – e quante volte avevo dovuto vestire il burqa – abbassare lo sguardo – resistere alle bastonate dei padri padroni – quante volte l’esperienza delle nonne siriane – turche – donne slave dell’est mi tornavano alla mente. Quante volte il loro ricordo era lì per dire COMBATTI e non cedere le armi al dominatore…

All’esterno del mio pensare 
le onde continuavano ad andare e venire…



Che cosa stava succedendo precisamente io non lo sapevo o meglio pensavo si chiamasse amore – ma quella parola sopraggiungeva un attimo soltanto per poi essere estromessa da termini meno enfatici e più profondi – ero io, solo io, finalmente io. Non mi importava l’esterno – la strada – gli altri – ero riuscita in un sogno che da premonitore si materializza in tutta la sua reale sostanza – e l’uomo di fronte a me chi era nel profondo – era reale oppure solo una mia proiezione. Esisteva davvero oppure avevo imparato da sola a liberarmi…




All’esterno del mio pensare 
le onde continuavano ad andare e venire…




PARCO ETOSHA - NAMIBIA 2009

Ashley Montagu 
(Londra, 28 giugno 1905 – Princeton, 26 novembre 1999) 



   Antropologo e saggista inglese. Si può definire un umanista che ha reso popolari temi quali la razza ed il sesso, nonché la loro relazione con la politica, la cultura e lo sviluppo storico.




ANGELA DAVIS






   ...negli Stati Uniti, la Davis, ormai tra i leader del movimento e del Partito Comunista, balza agli onori della cronaca per la sua dura detenzione in carcere, in cui viene rinchiusa dopo una lunga latitanza per il suo presunto collegamento con la rivolta del 7 agosto 1970, in cui Jonathan Jackson e altre Pantere Nere sequestrarono il giudice Harold Haley, finita in tragedia.
   
   Ma proprio dal carcere la Davis scriverà alcune delle pagine più famose della contestazione statunitense, tanto da meritare tre canzoni in suo onore: Angela del Quartetto Cetra (la prima in assoluto, scritta nel 1971) Angela di John Lennon e Yoko Ono, e Sweet Black Angel dei Rolling Stones. In Francia, la sua liberazione fu sostenuta fra gli altri da Jean-Paul Sartre, Gerty Archimède, Pierre Perret, ed in Italia da Antonio Virgilio Savona del Quartetto Cetra.
   
   Scagionata con formula piena dalle accuse che l'avevano tenuta in cella, ricomincia il suo percorso di militanza, concentrando i suoi sforzi sul problema delle carceri, delle origini sociali e razziali della detenzione di milioni di afroamericani negli istituti penitenziari statunitensi.
   
   Angela Davis non fu solo una militante del Partito comunista. Partecipò al Black Panther Party e costruì la sezione dello SNCC di Los Angeles. I marxisti erano ben lontani dell'essere maggioritari nei movimenti contro l'oppressione razziale e si trovarono spesso in difficoltà all'interno di questi movimenti. Ma fu sulla base di questa esperienza che Angela Davis portò un contributo pratico e teorico rilevante.

   La sua analisi apporta un contributo fondamentale alla costruzione di una teoria che allo stesso tempo spiega e da gli strumenti per cambiare il mondo. Individuando nello sfruttamento la radice dell'oppressione, dipinge il ritratto di un'unica classe, la classe lavoratrice, che nello stesso tempo subisce – e può combattere – razzismo e sessismo.

   Attualmente la Davis insegna Storia della Coscienza nell'Università della California dove dirige anche il Women Institute. Non è più iscritta al Partito Comunista statunitense ma continua a sostenere gli ideali e i principi di sempre, a cominciare da quel senso critico che l'ha portata a scagliarsi anche contro la degenerazione del movimento afroamericano verso il fondamentalismo islamico. 

mercoledì 7 dicembre 2011

NAMIBIA - FRAMMENTI DI DESERTO






Il mitico Orice
Capanne di fango






   Le donne nei campi cantano e più la fatica è gravosa più il canto è dolce. Più è grande la sofferenza e maggiormente alternate sono le melodie armoniose. La donna dice: - non mi fermo a piangere - io canto per asciugarmi il sudore - canto durante il parto e canterò al funerale di mio figlio. Canto la stagione delle piogge e canto l’arsura estiva. Non mi stanco di cantare - come il sole non prova fatica a sorgere e la luna a divenire piena. Canto perché per chi non possiede nulla - la tristezza e il silenzio sono un fardello troppo pesante da trascinare.